Chiusura della mostra di Stradella: Il ruolo delle donne nella nascita dell’informatica.

5 Aprile 2015
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L’ultimo evento in programma, prima della chiusura ufficiale della mostra di Stradella, tocca un tema un po’ particolare: l’informatica “in rosa”.

Non tutti sanno che Ada Lovelace, la figlia del poeta Lord Byron, è considerata la prima programmatrice della storia, ci racconta Fabio Borborini, fondatore del Mupin, il museo piemontese dell’informatica.
Ma non è l’unica ! Alan Sheppard è considerato il primo astronauta americano nello spazio, ma il successo del progetto Mercury dipende fortemente dal lavoro di Katherine Johnson, un fiscio afro-americano di notevolissime capacità, il cui contributo è stato fondamentale anche nella programmazione dei primi computer.
Un’altra donna di colore, Melba Roy Mouton, ha avuto un ruolo di prim’ordine nella programmazione delle traiettorie dei primi satelliti. Lavorava su un IBM dedicato.
Margareth Hamilton ha invece salvato dal disastro nientemeno che l’Apollo 11, realizzando un codice che ha permesso al sistema principale di effettuare l’allunaggio anche in presenza di errori critici.
Torna sul palco Carlo Salvaneschi, questa volta ci parla di Marisa Bellisario, che ha avuto modo di conoscere personalmente lavorando in Italtel.
Chiude i lavori l’assessore del comune di Stradella Alessandra Mossi, ringraziando a nome del sindaco il nostro Maurizio Sorrentino.
Un grande applauso anche per il Prof. Salvatore Salzano e per i ragazzi dell’Istituto Faravelli che non hanno esitato a mettersi in gioco realizzando tutti i supporti didattici, imparando così a conoscere le pietre miliari della storia dell’informatica.
Ci aggiriamo ancora una volta tra i vecchi elaboratori, rispondendo alle domande del pubblico ed osservando l’entusiasmo dei più giovani di fronte ad un monitor a fosfori verdi.
Si conclude così la nostra esperienza con una mostra proposta e costruita con le risorse presenti sul territorio. L’impegno di tutti ha contribuito alla nascita di un modello assolutamente da ripetere.